La grandezza morale di un popolo si misura dal coraggio con cui esso subisce le avversità della sorte, sopporta le sventure, affronta i pericoli, trasforma gli ostacoli in alimento di propositi e di azione, va incontro al suo incerto avvenire. La nostra volontà gareggerà con la nostra fede. E l’Italia – rigenerata dai dolori e fortificata dai sacrifici – riprenderà il suo cammino di ordinato progresso nel mondo, perché il suo genio è immortale.
Ogni umiliazione inflitta al suo onore, alla sua indipendenza, alla sua unità provocherebbe non il crollo di una Nazione, ma il tramonto di una civiltà: se ne ricordino coloro che sono oggi gli arbitri dei suoi destini.
La vera pace – disse un saggio – è quella delle anime. Non si costruisce un nuovo ordinamento internazionale, saldo e sicuro, sulle ingiustizie che non si dimenticano e sui rancori che ne sono l’inevitabile retaggio. Ancora oggi anche chi eredita la memoria dell’esperienza repubblichina, chi eredita ancora la nostalgia del “ventennio” o chi per scelta ideologica si sente appartenente a quella “parte”, tutti coloro cioè che si sentono eredi di quei “vinti” – possono riconoscersi nei valori della Costituzione.
La realtà della Resistenza – in quegli anni cruciali 1943/1945 – non può essere dimenticata. L’eredità spirituale e morale della Resistenza, della lotta per la liberazione d’Italia, vive nella Costituzione, carta fondante della Repubblica, pietra angolare del nostro agire comune.
Si ricordi comunque che la “libertà” viene prima delle leggi dello stato. Non da meno è il ruolo determinante della Unione Europea.