Incredibile ma vero.
La battaglia sulle etichette alimentari e per la corretta informazione del consumatore è ancora tutta da giocare, mentre l’Europa lancia segnali che non vanno nella giusta direzione.
Secondo l’ultimo studio del Centro Comune di Ricerca (Ccr) della Commissione Ue, i consumatori preferiscono le etichette nutrizionali colorate e valutative.
In altre parole, il Nutriscore – l’etichetta a semaforo che assegna un colore in base alla presunta salubrità del cibo, sarebbe più facilmente recepita dal pubblico rispetto al Nutrinform, quella a batteria sostenuta dall’Italia.
La conclusione dei ricercatori non può non stupire, in quanto misura la validità delle etichette in funzione della loro semplicità e della rapidità con cui il consumatore riuscirebbe ad acquisire ed elaborare le informazioni essenziali.
Crediamo invece che la scelta del sistema da adottare debba basarsi sulla sua effettiva capacità di veicolare gli elementi corretti, senza discriminare tra le produzioni dei Paesi e, soprattutto, stimolando lo spirito critico e l’autonomia dei cittadini in campo alimentare.
In caso di adozione del Nutriscore il rischio che molte produzioni italiane siano discriminate è concreto.
Con il suo ultimo studio la Commissione sembra voler privilegiare un approccio semplicistico e calato dall’alto, che non pone le basi per una dieta più salutare.
In attesa di comprendere meglio le implicazioni dei nuovi sistemi di etichettatura allo studio, i cosiddetti Nova e Siga, è bene riaprire il confronto a livello europeo per non prendere decisioni che potrebbero avere implicazioni negative per l’intera filiera agroalimentare.
I pericoli dell’adozione di un’etichetta a semaforo, che non lascerebbe spazio alle scelte autonome del consumatore, sono evidenti.
Altrettanto concreto è il rischio che un tale sistema sia utilizzato per favorire l’offerta della grande agroindustria a discapito delle produzioni locali.