Poco più di un anno fa, nell’agosto 2020, l’Inps ha annunciato un incremento delle prestazioni di invalidità civile.
Il decreto legge n. 104 ha esteso, infatti, a tutti i maggiorenni riconosciuti invalidi civili totali, sordi o ciechi assoluti, un incremento dell’assegno da 287.09 a 651.51 per 13 mensilità.
Ottima notizia, vero? In realtà lo è molto meno di quello che sembra.
Per ottenere questa maggiorazione il 14 ottobre 2021 è stato inviato un comunicato Inps che ha dato il colpo di grazia ad una categoria già duramente provata.
Nel messaggio, infatti, si evince che per avere diritto all’incremento dell’assegno, oltre al requisito sanitario, deve esserci il totale mancato svolgimento dell’attività lavorativa.
L’assegno non è riconosciuto, quindi, a chi produce un reddito seppur minimo.
Finora era permesso accedere al supporto economico anche a chi svolgeva una minima attività lavorativa entro il limite di 4.931 euro annui, arrotondando cosi la pensione.
Ora questo non è più possibile e le reazioni non sono mancate, suscitando preoccupazioni e malcontenti da parte di diverse associazioni che stanno denunciando la gravità della situazione.
In questo modo come possono categorie di persone già duramente provate dalla vita conservare una dignità economica?
Come bisogna intervenire per sottrarre questi soggetti all’umiliazione di vivere al limite della sopravvivenza? 8500 euro l’annui sono davvero sufficienti per vivere dignitosamente?
Tutti interrogativi che meritano risposte e soluzioni celeri.
Inoltre, questo provvedimento, tende sicuramente a promuovere l’isolamento a discapito dell’inclusione sociale.
In effetti, lo svolgimento di una piccola attività lavorativa, per una persona invalida, rappresenta sia un modo per socializzare, sia un modo per avere un sostentamento economico.
Ora, invece, i disabili si ritrovano a dover fare una scelta: usufruire del misero aiuto economico o scegliere di continuare a lavorare.
Una situazione che francamente mette i brividi. Si richiede un intervento tempestivo per superare questa ingiusta normativa, considerando anche il periodo storico del covid che stiamo vivendo, il quale penalizza ulteriormente proprio i disabili che vengono considerati soggetti estremamente fragili.