IL DIVARIO TRA NORD E SUD
Save the children in un comunicato stampa del 7 febbraio rende noto che sono 1,6 milioni le famiglie italiane in povertà sanitaria, di cui 700 mila al Sud.
Le valutazioni del Centro per la ricerca economica applicata in sanità (CREA) indicano che le famiglie in povertà sanitaria, riscontrano difficoltà o addirittura, rinunciano a sostenere le spese sanitarie.
La quota di povertà sanitaria nel Mezzogiorno riguarda l’8% dei nuclei familiari a fronte del 4% del Nord-Est.
Save the Children lancia il report promosso da SVIMEZ “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute” che fotografa le condizioni territoriali del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) dove si mostra che tanti cittadini del Sud scelgono di farsi assistere nelle strutture sanitarie del Centro e del Nord.
Il divario tra il servizio sanitario nazionale (SSN) al Nord e al Sud dell’Italia è evidente e presenta diverse sfaccettature.
Mortalità infantile: Secondo i dati ISTAT, il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) è significativamente più alto al Sud rispetto al Nord. Ad esempio, in Sicilia era quasi il doppio rispetto alla Toscana.
Consultori familiari: Prima della pandemia, il numero dei consultori familiari al Sud si era ridotto, portando a una carenza di presidi territoriali essenziali per la salute materno-infantile.
Spesa pubblica sanitaria: Al Sud, i servizi di prevenzione e cura sono più carenti, e la spesa pubblica sanitaria è minore rispetto al Centro e al Nord.
Distanze geografiche: Le distanze da percorrere per ricevere assistenza sono più lunghe al Sud, soprattutto per le patologie più gravi.
Fuga verso il Nord: Molti cittadini del Mezzogiorno scelgono di ricevere assistenza nelle strutture sanitarie del Centro e del Nord, specialmente per le patologie più serie.
Autonomia differenziata: l’autonomia differenziata potrebbe aggravare le disuguaglianze territoriali nell’accesso al diritto alla salute.