Stato di emergenza in cinque regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Stanziati 36,5 milioni.
Dopo settimane di caldo record, l’agricoltura al collasso e i fiumi a secco, il governo ha dato il via libera allo stato di emergenza per le regioni più colpite dalla siccità.
Tra le misure anche la nomina di un commissario straordinario e di una struttura commissariale di trenta persone chiamata ad operare interventi sul breve e lungo termine.
Tra le più immediate il temuto razionamento dell’acqua, che in molte delle zone più colpite è già realtà. Molti comuni infatti, hanno già adottato delle misure per tentare di limitare il consumo d’acqua.
Degli interventi più a lungo termine l’urgenza maggiore è quella relativa alle infrastrutture e in particolare alla rete idrica colabrodo dell’Italia, dove secondo le stime, gli acquedotti perdono il 42 per cento dell’acqua che vi transita.
Oltre il bacino padano, l’epicentro della siccità si sposta e si estende verso il centro Italia. La situazione nel Lazio è drammatica: a Roma, dall’inizio dell’anno, è piovuto il 63% in meno e in provincia ci sono stati, in pochi giorni, 496 interventi dei Vigili del Fuoco per incendi.
Dalla produzione di energia al mondo dell’agricoltura e dell’allevamento, sono diversi i settori che stanno già facendo i conti con le conseguenze gravissime della siccità. Tra gli effetti della siccità che destano maggiore preoccupazione c’è anche la risalita del mare lungo il delta dei fiumi in secca, il cosidetto “cuneo salino”, che contribuisce ad inaridire i campi coltivati.
Nel Nord durante questi primi mesi dell’anno non ha quasi mai piovuto (e pure l’anno scorso le nevicate sono state minori del solito), la situazione appare straordinaria. L’intera Pianura Padana si trova travolta dalla siccità, aggravata dalle alte temperature delle ultime settimane, ben superiori alle medie stagionali.
Il ministro delle Politiche agricole Patuanelli chiede di aumentare la capacità di captazione dell’acqua, che oggi è dell’11%, attraverso un “Piano Invasi” il più possibile aderente alle esigenze dei cittadini. “Attraverso la creazione di impianti a più livelli possiamo avere più captazione, accumulo energetico e produzione energetica. Siamo in gravissimo ritardo anche per una frammentazione di competenze”.