L’Intelligenza artificiale (IA) è largamente utilizzata nella nostra vita quotidiana, al punto che, con il passare del tempo, sta diventando sempre di più parte di essa. Ma è sempre usata nella maniera giusta?
Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA), negli ultimi decenni, la nostra vita ha subìto dei cambiamenti. In alcuni casi l’ha decisamente semplificata rendendo alcune operazioni molto più agevoli e accessibili. L’avvento di Amazon, ad esempio, ha rivoluzionato e globalizzato il modo di acquistare. Attraverso una semplice applicazione sullo smartphone possiamo entrare in possesso di un qualsiasi prodotto, soprattutto riceverlo, non solo direttamente a casa nostra ma in qualsiasi altro punto del mondo.
Sta di fatto che l’IA è ormai parte integrata della nostra vita, del nostro quotidiano, al punto che può capitare spesso, durante la giornata, di utilizzarla anche senza rendercene conto. In tal senso, uno degli esempi più noti riguarda l’uso di “chatbot”, il programma che simula la conversazione umana e che proprio attraverso il suo utilizzo viene continuamente allenato a comprendere il più possibile il bisogno che c’è dietro la richiesta del cliente.
Un altro esempio molto evidente è certamente quello relativo all’uso dei motori di ricerca (Google, Yahoo, etc…) consultati per apprendere o sviscerare un qualsiasi argomento. In questi casi si tratta di azioni che dimostrano quanto l’IA sia entrata a pieno titolo a far parte della nostra quotidianità al punto tale che utilizzarla è un’operazione di ordinaria amministrazione cui non facciamo più caso.
È però opportuno, tuttavia, ricordare che l’IA non viene sempre usata allo stesso modo né con la stessa e dovuta responsabilità da parte degli utenti. Non sono rari, ad esempio, i casi di fake news sempre più segnalati da varie persone in tutto il mondo.
L’ultimo arriva da Dublino e riguarda la scorsa notte di Halloween. Nella capitale irlandese molte persone erano scese in piazza per assistere a una parata che avrebbe dovuto essere piena di celebrità. Ebbene, la notizia della parata si è poi rivelata una falsa e ha creato un discreto malcontento tanto che le stesse forze dell’ordine di Dublino sono state costrette a comunicare alla gente che i tanto attesi vip non sarebbero arrivati e che di conseguenza non vi sarebbe stata nessuna parata.
Ma c’è di più: la notizia non solo si è rivelata falsa ma la grande sorpresa è stato conoscere che a generarla era stata dall’IA stessa (ChatGPT) al fine capitalizzare “clic” per poi diffonderla sui social. Quello di Dublino è un chiaro e lampante esempio a dimostrazione di quanto l’IA sia ormai diffusa nel vivere quotidiano tanto da modificare abitudini o determinare situazioni. Tutto questo però deve metterci in guardia su ciò che passa sotto i nostri occhi e prepararci ad affrontare situazioni molto peggiori di questa.
Il diffondere notizie false, come si sa, non solo può cambiare il trascorrere di una giornata in maniera drastica ma, in altre situazioni, può anche generare seri e gravi danni a noi stessi e a chi ci vive accanto, a cominciare dai nostri familiari. Diffondere, per gioco o per motivi specifici, notizie imprecise se non false può provocare panico, paura, generare panico ingiustificato ma anche incitare all’odio e alla violenza.
Ed è proprio per far fronte ai pericoli derivanti da un uso errato e ingannevole dell’informazione che sono state istituite delle norme accurate. Come l’AI Act, ad esempio, che attraverso una serie di norme ha voluto porre le basi della regolamentazione dell’IA nell’Unione Europea.
Un regolamento adottato dalla Commissione Europea che mira a stabilire un quadro normativo chiaro e armonizzato per l’uso dell’intelligenza artificiale, promuovendo l’innovazione e garantendo al contempo la sicurezza e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.
In conclusione, coloro che utilizzeranno l’IA, dalle aziende ai semplici cittadini fino agli stessi creatori, saranno tutti chiamati a unire le forze affinché, col passare del tempo, ci siano misure di controllo sempre più efficaci affinché non ci siano più incitamenti all’odio, all’uso del cyber bullismo e al danneggiamento di immagini nei confronti di chiunque e di noi stessi.