Si stima che in Italia circa 13 milioni di persone vivono nelle “aree interne”.
Per aree interne, si intendono quelle zone che sono distanti dai servizi essenziali. Non hanno quindi scuole, ospedali e sono molto distanti dalle principali vie di comunicazione.
I comuni delle cosiddette “aree interne”, sono molto piccoli ma ricoprono circa il 60% della superficie complessiva dello Stivale. Si estendono lungo la dorsale appenninica ma comprendono anche le Alpi.
Questi luoghi vivono una situazione di abbandono perché non ci sono nascite, quindi l’attività economica viene scoraggiata anche dal fatto che le zone sono praticamente irraggiungibili. La popolazione cerca di andare altrove per trovare tutti quei beni e servizi di prima necessità.
Le scuole chiudono perché non garantiscono una presenza minima di alunni nelle classi, i giovani poi non avrebbero sbocchi lavorativi e l’unica possibilità per loro sarebbe comunque l’esodo.
Le aree interne sono colpite, oltre che dalla crisi economica e sociale che le caratterizza, anche dai fenomeni naturali che hanno devastato queste zone. Prendiamo ad esempio gli eventi sismici che si sono abbattuti ultimamente proprio in questi piccoli comuni.
Sommando queste situazioni, e tenendo in conto gli effetti del cambiamento climatico, esiste il rischio che queste aree andranno via via scomparendo, desertificandosi.
Ma cosa si è fatto per impedirlo? Quali i fondi messi a disposizione per aiutare queste aree del nostro Paese?
Parliamo di 13 milioni di persone che sono state abbandonate a sé stesse, forse perché dimenticate?