Il rapporto ISTAT dipinge l’Italia come un paese sempre più anziano dove giovani e donne hanno perso molta fiducia nel domani.
Una società diseguale ed ingiusta che rischia di far allentare quella fiducia verso le capacità della politica e della democrazia di dare soluzioni.
E’ evidente che l’aumento della povertà, la mancanza del lavoro, l’esclusione sociale delle donne e dei giovani dalla vita economica, la depressione e la paura emotiva, mettono a rischio anche il futuro del paese.
Un dibattito pubblico che si fondi sulla consapevolezza del terremoto in atto che si trascina, stremato dietro a discussioni autoreferenziali della politica.
Il declino morale, culturale e umano è la solitudine dei giovani e delle donne che stanno subendo anni di stereotipi e pregiudizi culturali.
La mancata valorizzazione del lavoro femminile e la bassa attenzione alla formazione e all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro pongono notevoli problemi di crescita e di produttività ma anche conseguenze secondarie di grande rilevanza.
Il medesimo sistema emerge dalla attuale area geografica e politica. Si delinea in verità una emergenza sociopolitica, un quadro sulle disuguaglianze tra generazioni, classi sociali, generi e territori che fa dirottare anche il Sud del paese verso una forma di decadenza.
La transizione digitale, produttiva, una transizione di genere che cede alla disuguaglianza che disgrega il paese.
Non possiamo tacere alcune priorità: lavoro ai giovani, investimenti in competenze, formazione, incremento dei salari, investimento sulla quantità e qualità del lavoro femminile.
Il nostro, invece, è un paese che mortifica energie, allontana l’intelligenza e sottrae ai giovani il futuro.