Ci risiamo! Fino a quando le grandi e potenti corporazioni agricole e dell’agro-industria hanno l’ultima parola in casa nostra, ogni prodotto frutto dalla intenzionale buona volontà dello stesso Dicastero Agricolo si impantanato Bruxelles.
In campo ci sono i big come il WWF, Slow Food Italia, Greenpeace supportate da non meno di una ventina di organizzazioni impegnate nel campo del biologico e non solo. Anche il mondo dei consumatori è in fermento in uno a diverse associazioni agricole.
Nel mirino il Ministero delle politiche agricole, alimentari con competenza anche nel campo della forestazione.
Bersaglio: il Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 trasmesso lo scorso dicembre a Bruxelles. Il capo d’accusa: “la sostenibilità e le pratiche Ambientali”. Si teme, a ragion veduta, che la transizione ecologica resti, come in passato, una bellissima enunciazione. Dal canto suo il Ministro sta enfatizzando i suoi propositi che, francamente, trattano solo l’aspetto della distribuzione del pane e dei pesci. Comunque al di là dell’ottimismo ostentato dai ministeriali e da alcune congreghe di parrocchia, il Piano resta una meteora da snocciolare al momento dell’attuazione.
Le carenze sono evidenziate come di seguito e riguardano soprattutto la parte in cui il PSN mostra il fianco in ordine alla conservazione dell’ambiente naturale. Per opportuna conoscenza a seguire alcuni punti inderogabili che non vengono chiaramente affrontati:
– Ripristino e tutela della biodiversità naturale e degli elementi paesaggistici;
– Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
– La zootecnica da carne va interamente ribaltata. Necessita di un programma mirato per i reflui inquinanti e per scaturire i residui organici.
Pur con l’ottimismo necessario se il Piano non viene modificato, di “Green Deal” nel Belpaese si leggerà solo sulle riviste che riporteranno le fantasie di coloro che pubblicano i dati.