L’artigianato italiano è sempre stato il fiore all’occhiello del nostro Paese, almeno fino a trenta anni orsono.
Ma cos’è che ha fatto diventare gli artigiani, sempre più a rischio di estinzione? Il ricambio generazionale e l’abbassamento del livello culturale. Sì perché, da qualche decennio, l’artigianato è socialmente poco valutato e considerato un lavoro di serie B.
Inverosimilmente alcuni giovani ritengono i mestieri artigianali ormai superati, vetusti e quasi fonte di vergona e di scherno. Un call center è diventato per alcuni più appetibile. Perché ai livelli iniziali, si guadagna un po’ di più e non ci si deve sporcare le mani. Possiamo dire però che è cambiato anche il mercato del lavoro e questo gioca a sfavore in quanto le figure professionali più richieste sono quelle come programmatori ed esperti informatici.
Prendiamo ad esempio il mestiere di chi cuce gli abiti su misura, il sarto per l’appunto, o le ricamatrici. Quante ce ne sono ancora in Italia? Eppure l’artigianato è arte, ci vogliono capacità manuali e una preparazione tecnica non indifferente. Sarti, orafi, cesellatori, falegnami, vetrai hanno il talento della creatività. L’artigianato può offrire grandi soddisfazioni e dopo qualche anno di attività anche un reddito soddisfacente ma bisogna darsi da fare, rimboccarsi le maniche nel vero senso della parola.
Nelle grandi città le botteghe artigiane stanno scomparendo. Padri che cercano di insegnare ai propri figli il loro mestiere ce ne sono ma non sempre trovano un riscontro positivo.
Ma non è solo questione di gusti. Troppa burocrazia frena questo settore e non solo. Anche i laboratori per imparare un mestiere sono spesso fatiscenti e senza gli strumenti adatti per instradare futuri artigiani.
C’è necessità di un rilancio da parte delle istituzioni di questo settore che rappresenta ed ha sempre rappresentato il Made in Italy richiesto in tutto il mondo.
Foto di Bryan Catota da Pexels