In Italia, il lavoro c’è ma non lo vuole nessuno. Non si tratta di lavori sottopagati, anzi, alcuni datori di lavoro sono disposti a pagare molto bene pur di trovare qualcuno che ha voglia di darsi da fare.
Parliamo in particolar modo delle professioni che rientrano nella sfera alberghiera e della ristorazione ma anche nei settori dell’informatica e digitale, produzione, marketing e commerciale.
In poche parole: c’è mancanza di personale.
Le aziende sono in affanno, mai come prima si trovano di fronte ad una carenza di personale senza precedenti, ma non perché il lavoro non c’è. Anzi, il contrario. Sarebbe come dire: “spero di trovare un lavoro ma spero anche che il lavoro non trovi me!”. Insomma, un fenomeno inaspettato che pone le strutture ricettive in seria difficoltà.
Le fasce d’età maggiormente coinvolte riguardano i 26-35enni che rappresentano il 70% del campione, a seguire la fascia 36-45 anni.
Condizioni di lavoro migliori, che consentano di gestire vita familiare e impegni professionali, oltre ad un salario più alto. Sono queste le richieste di chi ha dato le proprie dimissioni anche se il posto di lavoro era a tempo indeterminato.
Certo, ci sono casi in cui il lavoro è sottopagato e c’è poca formazione. Allora è un altro discorso. Le istituzioni dovrebbero garantire salari minimi e percorsi formativi ad hoc.
Per i giovani e perché no, anche per chi giovane non lo è più ma in compenso ha tanta voglia di imparare, la formazione professionale deve essere un must have.
Occorre investire in questo campo per accattivarsi nuovi talenti, per far capire che intraprendere un mestiere è fondamentale non solo per mantenersi ma anche per acquisire conoscenze che comportano poi grandi soddisfazioni nel campo lavorativo.
In questo modo ci guadagnano tutti: a partire dalle aziende fino ad arrivare a chi utilizza i loro servizi e per finire il lavoratore che oltre a portare a casa uno stipendio adeguato, andrà a lavoro contento, sapendo di fare bene il suo mestiere.