In questo periodo di emergenza pandemica, la problematica della sicurezza sul luogo di lavoro è diventata purtroppo di stringente attualità. Si sono moltiplicati diversi drammatici episodi infortunistici che hanno impressionato l’opinione pubblica, sia per la frequenza degli eventi sia per le circostanze raccapriccianti in cui sono avvenuti. Da più parti, anche in sede politica, ci si è domandato quali potessero essere i provvedimenti adottabili nel breve periodo per dare alcune prime risposte immediate ed efficaci.
È una domanda più che legittima ma, in un Paese come il nostro, caratterizzato, specie in questa materia, da un altissimo tasso di ipocrisia legislativa ed applicativa, le risposte sono semplici ed ovvie: basta individuare alcune delle principali contraddizioni del sistema ed eliminarle.
Il governo ha annunciato l’intenzione di intervenire con un decreto per la sospensione dei posti del lavoro in caso di violazioni delle regole di sicurezza, “per dare la possibilità all’azienda di mettersi a norma”. Lo hanno riferito i sindacati al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con il premier Mario Draghi, annunciando “un patto” con istituzioni e imprese “per fermare la strage sui luoghi di lavoro”.
I temi principali alla base dell’incontro sono stati: una banca dati unica, investimenti legati al Pnrr, e salario minimo.
In prospettiva si punta alla creazione di un’unica banca dati centrale. Per i sindacati può essere il primo passo per l’introduzione di una patente a punti per premiare le imprese virtuose nella partecipazione ai bandi. C’è poi il capitolo assunzioni, con i 2.100 ispettori che andranno a rafforzare gli organici dell’Inl (Istituto Nazionale del Lavoro), oltre a tecnici e ingegneri (per complessive 2.300 assunzioni).
Il dialogo tra Governo e sindacati parte dalla sicurezza nei luoghi di lavoro, con una serie di misure da mettere in campo per prevenire gli incidenti: il potenziamento del sistema di formazione di dipendenti e imprenditori, con la revisione e il rafforzamento delle norme sanzionatorie per le violazioni. È un primo tassello – il prossimo appuntamento servirà per costruire un Protocollo sull’attuazione del Pnrr.
Ma “nessun cenno”, per ora, è arrivato sul salario minimo, tema su cui i leader sindacali hanno aperto ma mettendo dei chiari paletti: il minimo dovrebbe essere quello previsto dai contratti nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi, quindi prima sarebbe necessaria la mai pervenuta legge sulla rappresentanza.
Il numero enorme di infortuni e di morti sul lavoro che sta accompagnando la “ripresa” è il risultato delle circostanze succitate; ma anche di un Sistema economico basato sul profitto che nessun politico di professione vuole mettere davvero in discussione.
Sicuramente, come già detto, per diminuire i rischi e quindi i morti sul lavoro bisogna approntare un sistema di costrizioni che faccia rispettare sempre, e non occasionalmente, le leggi.
È questione, in primo luogo, di attività ispettiva e sanzionatoria non burocratica ma puntuale, che ogni lavoratore deve pretendere. Ma vista la debolezza complessiva dei lavoratori in generale, diventa complicato pretendere tutto questo.