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LEGGE SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Lug 30, 2024

COME FUNZIONA ED IL PERCHE‘ DELLE NUMEROSE CRITICHE

Sta facendo molto discutere negli ultimi giorni la vicenda relativa alla recentissima approvazione del DDL Calderoli, meglio noto come Legge sull’Autonomia Differenziata. Vediamo di cosa si tratta e perchè questo porvvedimento è tanto contestato, in particolar modo da molte regioni del Sud.

E‘ stata da alcuni giorni promulgata dal Presidente della Repubblica la Legge sull’Autonomia Differenziata, per  l‘attuazione (nelle intenzioni del legislatore) di una maggiore indipendenza delle Regioni. La legge definisce gli accordi tra lo Stato e le Regioni che chiedono l’autonomia in quelle materie (ben 23) previste dalla Legge stessa.

Il provvedimento prevede che l’autonomia sia richiesta dalle regioni in quelle materie (tra le quali anche la salute), dopo l’intesa tra regioni ed enti locali. Tra le materie oggetto del testo di legge rientrano: commercio estero, cultura, trasporti, energia, ambiente, sport, istruzione e (come già detto) anche la salute.

Molte materie dovranno essere definite dai LEP, ovvero i Livelli Essenziali di Prestazione. I LEP rappresentano i criteri che stabiliscono il livello minimo di servizio da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, nell’ambito della specifica materia. I costi e i fabbisogni medi, in base ai quali verranno definiti i LEP, risulteranno dalla valutazione della spesa sostenuta dallo Stato in ogni regione negli ultimi 3 anni. Vediamo ora i principi che regolano il trasferimento delle funzioni dallo Stato alle singole regioni richiedenti. Il trasferimento verrà concesso solo dopo che saranno determinati i LEP, nei limiti delle risorse disponibili previste ogni anno dalla Legge di bilancio. I LEP ed il relativo finanziamento verranno riconosciuti anche alle regioni non richiedenti.

E‘ prevista poi una cabina di regia formata da tutti i ministri competenti, che valuterà la normativa da applicare in relazione a ciascuna funzione amministrativa (statale o regionale); la cabina di regia individuerà inoltre le materie riferibili ai LEP in ossequio ai diritti civili e sociali da garentire sul territorio della Repubblica.

Entro 2 anni dall’entrata in vigore della Legge, il Governo dovrà varare dei decreti per determinare in concreto i livelli e gli importi da stanziare per i vari LEP. Stato e Regioni avranno poi 5 mesi per raggiungere un accordo. Gli accordi avranno una durata massima di 10 anni, con possibilità di rinnovo. La Legge sull’Autonomia Differenziata ha altresì previsto una clausola di salvaguardia per il governo che potrà esercitare un potere sostitutivo delle regioni: l’esecutivo potrà in pratica sostituirsi agli organi regionali e a quelli degli enti locali se vi saranno (da parte degli organi perferici) inadempimenti rispetto ad obblighi derivanti da trattati internazionali o dalla normativa comunitaria, ovvero ancora qualora vi sia pericolo per la sicurezza pubblica; il Governo dovrà quindi tutelare l’unità giuridica e quella economica del Paese. Questo, in estrema sintesi, quanto previsto dal testo sull‘Autonomia Differenziata appena promulgato.

Tuttavia, in un recente rapporto Paese pubblicato dalla Commissione Europea, quest‘ultima ha espresso un giudizio negativo sul provvedimento. ‘‘L’attribuzione di competenze aggiuntive alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e per le finanze pubbliche‘‘. Bruxelles boccia così senza appello l’autonomia differenziata.

L’Unione Europea ha anche dato avvio ad una procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese. ‘‘Mentre il disegno di legge attribuisce specifiche prerogative al governo nei negoziati con le regioni – sottolinea la Commissione – esso non fornisce alcun quadro comune di riferimento per valutare le richieste di competenze aggiuntive da parte delle regioni. Inoltre – si legge ancora nel documento – poiché i LEP (Livelli Essenziali di Prestazioni) garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutti i settori, vi sono rischi di ulteriore aumento delle disuguaglianze regionali. L’attribuzione di poteri aggiuntivi alle regioni in modo differenziato aumenterebbe anche la complessità istituzionale, con il rischio di maggiori costi sia per le finanze pubbliche che per il settore privato‘‘‘.

La preoccupazione per le disparità regionali tra Centro-Nord e Mezzogiorno è presente quindi diverse volte nel rapporto della Commissione Europea, che sottolinea in modo reiterato l‘esistenza di divari a più livelli, motivo per cui Bruxelles così conclude: ‘‘resta cruciale accelerare l’implementazione dei programmi della politica di coesione di regioni e ministeri, insieme al rafforzamento della capacità amministrativa, a livello nazionale e soprattutto a livello territoriale‘‘. Non esattamente ciò che il Parlamento ha fatto con l’approvazione del DDL Calderoli.

C’è stato poi chi ha voluto illustrare la Legge sull’Autonomia Differenziata (semplificando) nel modo seguente.

Dato 3 il LEP per una determinata materia, viene elargito 8 ad una regione del Sud e 8 anche ad una del Nord. Tuttavia, la Regione del Sud spende solo 4; di conseguenza, in applicazione della Legge,  i restanti 4 vengono dati alla regione del Nord, che ha già beneficiato di altri 8. Ecco quindi cosa intende la Commissione Europea quando parla di rischio di disuguaglianze regionali. Non solo. In questi giorni è partita anche una raccolta di firme da parte di diversi Presidenti regionali (sia di regioni del Sud che del Nord) per ottenere con un referendum popolare l’abrogazione del testo di legge. Parallelamente, diversi esponenti politici hanno annunciato che impugneranno con ricorso alla Corte Costituzionale la Legge sull’Autonomia Diffferenziata per far dichiarare incostituzionale il provvedimento (o parte di esso). Insomma, il testo legislativo va incontro già sul nascere, a censure di vario tipo.

Ci auguriamo che gli organi preposti agiscano per una piena e corretta applicazione dei principi di unità nazionale e di uguaglianza formale e sostanziale. Principi che –  come appena visto e a detta di molti addetti ai lavori – non sembrano essere pienamente rispettati dalla Legge sopra illustrata.

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