Il consumo di elettricità e l’inquinamento luminoso a Natale aumentano considerevolmente.
Quello luminoso è una delle forme di inquinamento più sottovalutate: eppure l’alterazione della quantità naturale di luce presente nell’ambiente notturno, provocato dalle luci artificiali, ha conseguenze profonde sugli ecosistemi e sulla nostra salute.
Il prolungamento forzato delle ore di luce sta contribuendo a modificare il normale ritmo circadiano degli organismi viventi, scandito dai ritmi naturali luce-buio, umani compresi, assottigliando sempre più la distinzione tra il giorno e la notte e ha effetti dannosi anche per gli animali migratori.
La colpa è dell’inquinamento luminoso, ossia di tutte quelle luci al neon e simili puntate in alto verso il cielo, senza nemmeno una logica di risparmio, che impediscono al nostro occhio di cogliere la bellezze dell’universo. L’oscurità della notte viene allontanata e i cieli stellati si possono ammirare solo in aperta campagna. Non si riesce più a vedere neppure la Via Lattea.
Le festività natalizie sono il momento in cui, complici luminarie e decorazioni domestiche, i consumi legati all’illuminazione aumentano vertiginosamente, contribuendo così all’inquinamento luminoso.
Tra le scelte che si possono fare per ridurre i consumi, senza rinunciare a un Natale scintillante, c’è l’utilizzo del led.
I consumi sono inferiori del 70% rispetto alle tradizionali lampadine a incandescenza e in più la loro durata è dieci volte superiore. Si potrebbero anche ridurre i giorni del calendario in cui sono accese, così come le ore al giorno (ridurre le settimane e spegnerli nel mezzo della notte, con l’eccezione forse dei grandi giorni di Natale).
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di puntare i fasci di luce solo a terra o spegnere le luci degli edifici per vedere solo le luminarie di Natale, facendo un lavoro di bilanciamento.