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L’INVISIBILE LAVORO NERO IN ITALIA

Ott 19, 2021

A seguito della crisi economica in corso, l’esercito dei lavoratori in nero presente in Italia è in forte espansione.

È una platea di almeno 3,7 milioni di persone quella dei lavoratori irregolari. Ovvero di coloro che lavorano senza essere messi in regola dal punto di vista contrattuale, fiscale, o contributivo. È una platea definita dagli economisti «non osservabile» perché non se ne trova traccia presso le imprese, le istituzioni e le fonti della Pubblica amministrazione. L’impiego di lavoro irregolare vale secondo l’Istat 79 miliardi (dei 192 miliardi complessivi di valore dell’economia sommersa), con una incidenza sul prodotto interno lordo del 4,5 per cento.

In realtà l’Istat non censisce i lavoratori (cioè le teste) degli irregolari, ma parla tecnicamente di unità di lavoro a tempo pieno (Ula), che potrebbero valere più di un lavoratore ciascuna. Se ci sono due persone che lavorano in nero mezza giornata per una, ad esempio, valgono una unità di lavoro a tempo pieno, ma sono due individui coinvolti dal lavoro irregolare.

In Italia quando si parla di lavoro le parole che emergono, difficilmente sono positive. Le tematiche solitamente sono infatti: disoccupazione, in particolar modo giovanile, precariato imperante e lavoro nero.

Nel nostro paese il lavoro nero costituisce una piaga economica a livello nazionale che risulta determinante ormai da anni e che, inoltre, non si riesce a sconfiggere. Nel decennio che va dal 2007 al 2017 è stato calcolato che l’economia sommersa ha generato addirittura 549 miliardi di euro, di cui più del 50% relativo al lavoro in nero. In numeri assoluti, secondo la CGIA di Mestre, in Italia i lavoratori non regolari sarebbero almeno 3,3 milioni, i quali generano circa 77 miliardi di euro l’anno. Praticamente il 40% dell’evasione di imposta stimata dal Ministero dell’Economia.

I casi ipotizzabili di lavoro in nero sono numerosi e di diverso tipo. Se si pensa infatti solamente al datore che offre pagamenti esclusivamente in nero al lavoratore, al fine di non assumerlo e dunque evitare un’ingente spesa, ci si sbaglia. Spesso sono i lavoratori stessi che, aumentando così la probabilità di essere assunti, richiedono di lavorare senza contratti ufficiali. Dunque conviene una volta da una parte, una volta dall’altra, tuttavia chi ci rimette maggiormente risulta ovviamente il lavoratore, il quale rimane senza garanzia alcuna sul posto di lavoro.

In generale la situazione al Nord è tutto sommato abbastanza sotto controllo, mentre nel Mezzogiorno – anche a causa di ragioni sociali, culturali ed economiche – la presenza del lavoro nero è molto diffusa.

Nel Sud questo fenomeno rappresenta per molte persone l’unica possibilità per portare a casa qualche soldo. Infatti, possiamo affermare che il sommerso è anche un vero e proprio ammortizzatore sociale.