Le morti sul lavoro in Italia sono aumentate nel primo quadrimestre 2021 secondo i dati INAIL. In soli 4 mesi le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale sono state 306. Si tratta di 2 al giorno.
Le morti sul lavoro in Italia sono inesorabilmente una piaga del nostro sistema. I dati shock del 2021 presentati da INAIL di denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, proprio nel giorno in cui i sindacati sono in piazza per le morti sul lavoro, parlano di 306 vittime in soli 4 mesi, quindi nel primo quadrimestre del 2021 tra gennaio e aprile.
Le tante tragiche morti sul lavoro, che in Italia riguardano giovani e meno giovani, impongono una riflessione circa la garanzia della sicurezza dei lavoratori. È triste pensare che si debba perdere la vita mentre si esercita quello che riconosciamo come un diritto fondamentale, il diritto al lavoro.
Diciassette giovani da gennaio a marzo 2021 sono usciti al mattino per andare al lavoro senza più fare rientro a casa. Morire sul lavoro non è più accettabile. La sicurezza deve essere una priorità, continua di tutti.
Per quanto riguarda i dati INAIL degli infortuni sul lavoro con esito mortale per classi di età diminuiscono i per gli under 40 (-15 decessi), ma aumentano tra gli over 40 nella fascia 50-64 anni (da 143 a 172 casi).
I dati dicono che negli ultimi anni gli infortuni e i morti sul lavoro sono costantemente calati: per questo può essere fuorviante parlare di “emergenza”, una parola che dovrebbe indicare un’anomalia critica rispetto all’andamento del fenomeno negli ultimi anni e che invece viene utilizzata per sottolineare la naturale emotività seguita a un incidente sul lavoro particolarmente drammatico.
I dati pubblicati dall’ISTAT e dall’INAIL, l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, riportati ampiamente dai giornali, sono una buona base di partenza per capire cosa è cambiato negli ultimi anni, ma vanno osservati con una netta distinzione tra il periodo fino al 2019, su cui ha senso fare analisi, e il 2020, caratterizzato dall’epidemia da coronavirus che rende impossibile il confronto con il passato.
La morte di questi lavoratori ha riportato l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro. I giornali hanno parlato di «emergenza morti sul lavoro» e di «strage continua», i sindacati hanno lanciato un nuovo appello per garantire meno incidenti e molti politici sono intervenuti per assicurare nuove misure che contribuiranno a diminuire i rischi.
Prevenzione e formazione devono diventare una strategia e una scelta politica, con più risorse per mettere in sicurezza i processi produttivi e con più ispettori, più controlli e un coordinamento degli interventi. Dobbiamo riportare l’attenzione nelle fabbriche e in ogni luogo di lavoro dalla sola sicurezza legata alla pandemia, alla prevenzione degli infortuni, non possiamo permettere che la ripresa dei ritmi produttivi in corso, sia fatta a scapito della sicurezza, sacrificando vite umane.
Il lavoro dopo la pandemia deve essere più sicuro e non più pericoloso.
Un problema quello delle morti sul lavoro che riguarderebbe anche e soprattutto la prevenzione e la formazione per la sicurezza, cui si aggiunge anche la tendenza al risparmio con il ricorso al lavoro nero.
Quello della corretta formazione e dei controlli circa il rispetto delle regole in termini di sicurezza sul lavoro diviene un tema urgente da affrontare per ridurre il rischio di morti sul lavoro, specie in un settore come l’edilizia che si vuole incrementare con il PNRR.