Belgio 4 giorni di lavoro, riforma del lavoro post covid.
“Ho scelto di lavorare 4 giorni a settimana e non rispondo al telefono e alle e-mail di lavoro dopo l’orario stabilito”.
No, non è un ammutinamento, ma anzi è diventato un diritto. In Belgio i lavoratori, oltre a poter scegliere se lavorare 4 o 5 giorni a settimana, possono altresì – fuori dell’orario – ignorare telefonate o messaggi di lavoro, il cosiddetto diritto alla disconnessione.
Il primo ministro belga Alexander De Croo, nella conferenza stampa per la presentazione della riforma, ha dichiarato: “Abbiamo vissuto due anni difficili. Con questo accordo, abbiamo posto un faro per un’economia più innovativa, sostenibile e digitale. L’obiettivo è essere in grado di rendere più forti le persone e le imprese”.
Sembra proprio così. In questo modo i lavoratori sono più incentivati a dare il meglio e ad impegnarsi con più grinta, aumentando la produttività aziendale e, al contempo, avere più spazio da dedicare alle attività extra lavorative. In compenso, devono comunque lavorare complessivamente 38 ore a settimana, quindi è previsto un orario giornaliero di 9 ore e mezza.
In un primo tempo la variazione dell’orario è fissata in sei mesi per consentire al dipendente di ripensarci, qualora non si trovasse bene con la scelta del nuovo orario, e tornare quindi al solito schema dei 5 giorni lavorativi. In questo modo l’azienda consente al lavoratore di provare, scegliendo la formula che più gli aggrada.
Ma non solo in Belgio, anche in Spagna il governo ha accettato la settimana lavorativa pari a 32 ore, senza decurtare la retribuzione. La Scozia ha agito in maniera simile e gli Emirati Arabi sono stati i primi ad avere messo in pratica la settimana lavorativa di quattro giorni e mezzo, il week-end inizia il venerdì alle 12.00.
Addirittura il Giappone – la nazione dove la cultura del lavoro è ai massimi livelli – ci sta pensando. Gli anni del Covid hanno sensibilizzato molte coscienze riguardo il fronte del lavoro. In particolar modo l’importanza dei lavoratori di potersi dedicare alla famiglia e a tutte quelle attività extra lavorative raggiungendo il tanto agognato equilibrio tra lavoro e vita privata che prima della pandemia nessuno aveva mai preso sul serio.