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MIGRAZIONE E MIGRANTI

Ott 5, 2023

Le cronache di oggi parlano di un nuovo confronto, duro, tra governo e magistratura su un tema scottante come quello della migrazione.

La migrazione è un fenomeno storico, culturale, geopolitico e giuridico che riguarda sia il nostro Paese sia l’Europa nel suo insieme.

Un aspetto importante riguarda anche il lato demografico della migrazione, in un contesto multietnico come è ormai da decenni il nostro Paese.

Ma tra politiche di respingimento e politiche di accoglienza, noi dovremmo schierarci dalla parte dell’accoglienza.

Il punto dolente non è la persona migrante ma  il fatto che l’illegalità si nasconde spesso dietro le tratte di esseri umani.

Ma l’Italia, che oggi è rimasta indietro da tanti punti di vista nel contesto Europeo, non può, per il ruolo di crocevia che abbiamo nell’Unione Europea e nel Mediterraneo, restare indietro anche su un argomento così delicato.

La parola umanità, la solidarietà, l’accoglienza e i risvolti personali, sociali e familiari del fenomeno migratorio sono essenziali in uno Stato di diritto.

Ecco allora che accogliere non significa solo far arrivare sani e salvi donne, minori (spesso non accompagnati), uomini e persone che fuggono da guerre, carestie, fame e pestilenze.

La migrazione può esser vista, seppur in minima parte, come opportunità. Per il lavoro, ma anche per ripopolare zone del  nostro Paese ormai deserte (come ad esempio molti paesi e città del Meridione).

È chiaro che vanno combattuti i criminali e gli scafisti  che ormai ogni giorno organizzano e realizzano sbarchi di queste persone. E le sanzioni devono essere esemplari, ma occorre anche un controllo preventivo.

Ma la questione è delicata perché il mar Mediterraneo è un cimitero di esseri umani. Dobbiamo impegnarci per creare ponti e interrogarci su come aiutare queste persone. Senza dimenticate che la diversità è ricchezza. E che noi italiani, tuttora emigriamo.

I cervelli in fuga fanno parte dello stesso fenomeno migratorio, e occorre considerare anche chi sceglie – da Paesi più ricchi – di trascorrere la pensione nel nostro bel Paese (queste parte della migrazione è molto recente e si lega al fatto che noi siamo un Paese non più forte e ricco come è  stato fino agli anni 90 del secolo scorso).

La migrazione ha poi un’altra faccia da mostrare: la migrazione interna. Anche su questo aspetto occorre riflettere e soprattutto mettere in campo una semplificazione normativa per un fenomeno che è attuale e complesso. 

Le norme sui rimpatri e sul respingimento vanno rafforzate con inasprimento delle sanzioni nei confronti degli sfruttatori, degli scafisti, dando nella legislazione forza e valore ai  principi dell’accoglienza e dell’aiuto. E dell’integrazione. Noi stessi siamo figli e nipoti di migranti.  Utilizzare la nostra posizione geopolitica per gestire meglio, insieme all’Europa e ai Paesi di origine dei migranti il fenomeno migratorio potrebbe essere un modo per tornare protagonisti anche in Europa.

Ma non bisogna dimenticare le vicende umane dietro ogni singola persona che arriva o che – ahimè  non arriva in Italia. Ciò non significa un’accoglienza pura e semplice, perché vanno comunque contrastate le persone che illegalmente entrano nel nostro Paese.

Non bisogna fare delle tragedie umane di tante persone una mera lotta politica, ma occorre creare dei  presupposti con i Paesi di origine e cercare insieme una soluzione ad un fenomeno che va gestito con il dialogo e con l’applicazione delle leggi.

La migrazione per noi operatori di Patronato rappresenta altresì un impegno per dare voce agli stranieri che spesso vengono etichettati come pericolosi solo in quanto tali. Non è  sempre così. Il lavoro, i motivi di studio, i motivi umanitari e di protezione internazionale, il ricongiungimento familiare, e i motivi di alta specializzazione e ricerca sono solo alcuni dei permessi di soggiorno che possono essere rilasciati.

Ben venga dare incarico alle Regioni di creare un centro di accoglienza per ogni Regione, ma a patto che il centro funzioni e sia un luogo di accesso e di ingresso e integrazione effettiva, non l’anticamera del respingimento o del rimpatrio. Occorre combattere l’illegalità con la legalità. E con il dialogo.

Emigrare fa parte della vita, ed è solo nella memoria del nostro passato storico che possiamo costruire un futuro migliore.

Aiutiamo gli emigranti: è un nostro dovere civico.