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IL VALORE SOCIALE DELL’APERITIVO

Ago 31, 2021

Se focalizziamo l’attenzione sulle parole che abbiamo ascoltato ripetutamente dall’inizio della pandemia, ce n’è una che non rientra nell’ambito scientifico né è riconducibile ai termini utilizzati nel mondo del lavoro, dell’economia o della scuola: è il termine APERITIVO, che in effetti sembra non avere alcuna attinenza con un evento che ha avuto, a livello globale, conseguenze spaventose.

Perché, allora abbiamo sentito ripetere questo termine così spesso, tanto da diventare un fenomeno importante quasi quanto la campagna vaccinale?

Cominciamo col dire che, andando a curiosare su internet, viene ritrovata la sua origine storica addirittura nell’antica Grecia, scoprendo che l’”aperitivus”- bevanda che apre lo stomaco – era una bevanda amara che veniva somministrata prima del pasto per curare l’inappetenza. Troviamo poi dei riferimenti in cui viene dimostrato che era usato anche dagli antichi romani.

Il suo ruolo sociale, però, più che quello curativo, viene fatto coincidere con la nascita del vermouth nella Torino del 1876, vino liquoroso che accompagnava degli stuzzichini come formaggi e salumi, nei caffè della città sabauda. Questi momenti ricreativi divennero occasione di scambio di idee culturali e politiche; tale consuetudine in breve tempo si diffuse anche in altre città.

Negli ultimi anni, questo fenomeno si è evoluto, diventando “apericena”, vale a dire una vera e propria alternativa al pasto serale.

Dal punto di vista del ruolo sociale rappresenta un rituale per liberarsi dai ritmi frenetici imposti dalla società odierna, per conquistarsi un paio di ore di svago, senza lo scandire del tempo e senza doveri, per bloccare il ritmo incalzante della giornata.

Si trascorre questo lasso di tempo stando seduti tra amici a sorseggiare cocktails o birra e mangiando stuzzichini.

Nel corso del 2020, in pieno lockdown, si è verificato non solo un incremento esagerato del consumo di alcool- seguendo il canale di approvvigionamento delle consegne a domicilio, più conosciute con l’ormai inflazionato termine anglofono delivery – ma anche la diffusione degli aperitivi digitali, in chat e sui social network, attraverso i quali gli amici, ognuno a casa propria, si collegavano nell’orario dell’aperitivo per gustarlo virtualmente insieme.

Tutto questo per sopperire ad una mancanza della vita sociale in presenza ed alleviare il senso di solitudine che tutto ciò ha comportato.

Se però ci soffermiamo a riflettere su come abbiamo visto moltiplicarsi i tavolini all’aperto, non appena la colorazione della regione passava dal rosso all’arancione, o dall’arancione al giallo, quindi la possibilità di poter consumare il famoso aperitivo al tavolo entro le 18,  tutto ciò ha conferito a questo fenomeno un valore maggiore rispetto a ciò che rappresenta effettivamente.

Abbiamo infatti visto ogni bar, dal più piccolo al più organizzato, ogni birreria o localino iniziare a servire il famoso aperitivo già dalle 16.

Molto prima, rispetto all’orario consueto, che prima della pandemia andava dalle 18.30 alle 21 circa.

Di conseguenza, in questo particolare momento, tale fenomeno è stato portato all’eccesso, ossia l’aperitivo ad ogni costo, anche in un orario in cui, sicuramente, in altri contesti non se ne sarebbe sentito il desiderio….

Quindi, una bella birra in pieno pomeriggio, in fretta, all’aperto e magari anche con la pioggia, prima che scattino le ore 18 della chiusura! Ha rappresentato, perciò, l’unica opportunità di poter vedere gli amici, seppur mantenendo il distanziamento, in un momento in cui non era possibile cenare al ristorante.

Per questo motivo, forse, è stata una manifestazione dei comportamenti, in particolare dei giovani, che ha rappresentato un aspetto fondamentale per la ripresa della socialità seppur portato, in alcuni casi, all’esagerazione.

Dai notiziari abbiamo visto che gli stessi comportamenti sono stati documentati anche negli altri Stati Europei e le persone nelle interviste dichiaravano che, il momento di tornare al bar o al pub era ciò che avevano sognato di fare durante il periodo del lockdown.

Vale a dire il ritorno alla normalità.