• Dom. Mag 5th, 2024

COME INFLUENZARE LE SCELTE DEL CONSUMATORE ORIENTANDOLE IN UN’OTTICA “GREEN”

Al giorno d’oggi le imprese, nel quotidiano operato sul territorio, sono socialmente responsabili perché utilizzano beni pubblici e risorse naturali collettive. Si distinguono tre livelli di responsabilità: economica, in termini di stabilità nel tempo del valore economico prodotto; sociale, perchè il valore economico va ripartito in maniera equa tra tutti i soggetti che contribuiscono alla sua realizzazione; sociale, poiché le modalità con cui si svolgono i processi produttivi devono essere ecocompatibili, così da preservare l’ambiente naturale in cui l’impresa opera.

L’impresa è socialmente responsabile quando chi la dirige ha la piena consapevolezza che le decisioni prese per svolgere i processi produttivi e ottenere i livelli di redditività programmati si ripercuotono nell’ambiente sociale e naturale, per cui conduce una gestione responsabile, facendo in modo che le scelte aziendali siano sostenibili, contribuendo alla crescita e alla stabilità economica e sociale del territorio.

Mentre le imprese investono per adeguarsi alla rivoluzione dettata dall’Industria 4.0, è già tempo di guardare ad un nuovo prototipo, Industria 5.0: si legge nel paper della Commissione Europea “Industry 5.0: verso un’industria europea sostenibile, human centric e resiliente”. Una vera e propria rivoluzione culturale: il fattore umano e i problemi socio-ambientali tornano al centro dell’attenzione nell’ottica di una spiccata cura dei diritti fondamentali della persona e della democrazia, come la privacy, l’autonomia, la dignità umana, nonché di un’impegnata lotta all’inquinamento e alle minacce naturali.

L’industria 5.0 ha il fine di garantire i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future: ha come obiettivo il riutilizzo delle risorse naturali, ottimizzando il consumo energetico e le emissioni, sviluppando processi circolari che riducono l’impatto ambientale.

Le imprese devono maturare una responsabilità sociale che includa l’attenzione all’ambiente, alle esigenze degli stakeholder intermediari e della società tutta. Per farlo, e per garantire determinati standard ambientali e socio-economici, spesso le imprese sono chiamate a sostenere costi di produzione più elevati, con la conseguente fissazione di prezzi di mercato più alti. Da qui nasce  un interrogativo spinoso: come possono i Governi – e l’Unione Europea – orientare le scelte  di consumo degli individui per sviluppare una transizione sostenibile sul territorio, soprattutto per realizzare i PNRR e lasciare alle future generazioni un pianeta sano ed un’economia ecosostenibile?

Oggigiorno le notevoli preoccupazioni sulla propria situazione finanziaria e complessivamente sul benessere della propria famiglia spingono il consumatore ad essere particolarmente prudente nelle scelte di spesa e a valutare alternative convenienti a beni più costosi. 

Solo il 41% dei consumatori è attualmente disposto a pagare di più per un prodotto ecosostenibile, rispetto al 57% del 2020.  E’ certamente necessario riuscire a misurare l’attuale livello di propensione all’acquisto di prodotti ecosostenibili e studiare le variabili che possono influenzare il “green buying” (acquisto ecosostenibile), considerando i fattori ambientali, sociali ed economici in maniera congiunta, al fine di individuare i possibili metodi di “incoraggiamento” tramite incentivi anche non monetari quali iniziative di sensibilizzazione, informazioni ed agevolazioni fiscali in grado di indurre i consumatori verso comportamenti positivi.

Capire cosa influenza le decisioni di acquisto significa studiare come gli individui comprano e utilizzano beni e servizi al fine di soddisfare i loro bisogni, siano essi desideri o necessità. I fattori sociali e culturali, quali i gruppi di riferimento, la famiglia, le istituzioni, il contesto sociale, hanno certamente un’influenza importante sul comportamento d’acquisto dei singoli consumatori. I membri della famiglia costituiscono il gruppo di riferimento più influente sui comportamenti d’acquisto: dai genitori si acquisiscono orientamenti religiosi, politici, economici. L’appartenenza ad un determianto gruppo sociale consente di sviluppare un proprio status, in base al quale le persone scelgono prodotti che più riflettono il loro ruolo o quello desiderato all’interno della società.

Ciò che genera un impatto diretto sul comportamento d’acquisto è l’insieme dei fattori personali, come l’età, l’occupazione, le circostanze economiche, la personalità, lo stile di vita, nonché i propri valori morali. Uno dei principali campi responsabile dei cambiamenti climatici e degrado ambientale è quello alimentare, per cui oggi al centro del Green Deal europeo c’è la strategia “Dal produttore al consumatore” che affronta l’importante sfida di creare sistemi alimentari sostenibili in un’ottica di stretto legame tra persone sane, società sana e pianeta sano.

i è la consapevolezza della necessità di ridurre l’utilizzo di pesticidi, antimicrobici e fertilizzanti, potenziare l’agricoltura biologica, migliorando così non solo il benessere degli animali e fronteggiando la perdita di biodiversità, ma anche la salute e la qualità di vita dei consumatori, dunque impattando in maniera positiva sull’intera società  con un impatto positivo anche sul piano economico.

Da non dimenticare che oltre a contribuire alla riduzione dei costi sanitari, la transizione verso la sostenibilità rappresenta un’importante opportunità economica per tutti gli attori della filiera alimentare. Sono principalmente le imprese trasformatrici, gli operatori nell’ambito della ristorazione e i dettaglianti che influenzano le scelte alimentari dei consumatori attraverso i prodotti offerti, la composizione degli alimenti, i metodi di produzione, le pratiche di imballaggio e di marketing. In ambito nazionale, esistono già aziende particolarmente virtuose in questo campo, come ad esempio nel settore della produzione di pasta.

Ciò che emerge è dunque la necessità di “incoraggiare” i consumatori a propendere per prodotti “green”. Tuttavia, i costi di produzione di questi beni e conseguentemente i prezzi di mercato sono molto più elevati; e allora, come faranno le aziende a trovare un mercato, o almeno una nicchia di mercato, su cui posizionare i propri beni? Questa è un’mportante sfida per molte aziende che hanno investito consistenti risorse finanziarie attraverso una copiosa attività di ricerca, sviluppando prodotti verdi, i quali tuttavia non trovano sul mercato uno sbocco adeguato. Sarà necessario un intervento legisleativo per invertire la rotta.

Ma noi, da cittadini attivi  possiamo suggerire di investire maggiormente, anche poco alla volta ed ovviamente in base alle risorse economiche di ciascuno, in prodotti green ed ecosostenibili; e soprattutto, possiamo suggerire nuove forme di convenienza economica dal lato fiscale, come ad esempio detrazioni e deduzioni (sulla falsariga di quelle già esistenti) ai politici, perchè la transizione ecologica non rimanga solo lettera morta e dichiarazione d’intenti.

Noi riteniamo che profitto ed ecologia possano coesistere, in un’ottica di sviluppo equo, solidale ed ecosostenibile.