È stato prorogato fino al 31 dicembre il lavoro agile agevolato per gli statali considerati fragili.
Nel mentre emerge la realtà del workation, che indica il caso del lavoratore in smartworking ma dalla località di vacanza.
Ricordiamo che, per “lavoratori fragili” si intendono “quei lavoratori affetti da malattie croniche le quali hanno portato a condizioni di immunodeficienza, da patologie oncologiche con immunodepressione anche correlata a terapie salvavita in corso o che siano affetti da più co-morbilità anche in relazione all’età”, come disposto con il “piano organizzativo del lavoro agile e delle sue modalità di attuazione e sviluppo P.O.L.A.” predisposto per il triennio in corso 2021-2023.
Il termine “workation” è di fatto l’unione di due parole “work e vacation” cioè “lavoro e vacanze”. In pratica, la combinazione di vacanza e lavoro.
Da qui, l’idea in atto di alcune aziende, forse considerate “visionarie”, di rivedere il concetto di smart working alla luce della workation; ossia, prevedere un periodo di “workation”, in località attrezzate e accoglienti, per riequilibrare il rapporto lavoro-vita privata, ma anche per aumentare la produttività.
Il workation viene proposto come un benefit aziendale. Le aziende trovano il modo, tramite accordi con le strutture che a ciò si prestano, di adattarlo con dei vantaggi anche fiscali come nei limiti della “legal tax” e dall’altro lato, il lavoratore si sente privilegiato trovando un equilibrio fra impegni lavorativi e vita privata.
Le aziende potrebbero concedere l’attività di workation andando incontro alle esigenze del lavoratore, senza che questa modalità di lavoro eroda in alcun modo le ferie.
Dunque, cosa cambia? Con il workation la località non è più la casa, ma qualsiasi località di montagna, collina e mare.