Il 18 settembre si è tenuta la Giornata Internazionale per la Parità Retributiva, un evento volto a sensibilizzare sull’uguaglianza salariale tra uomini e donne.
Sebbene ci siano stati progressi significativi nel campo della parità di genere negli ultimi decenni, la differenza retributiva tra i sessi rimane un problema persistente in molte nazioni, inclusa l’Italia.
Nonostante le politiche messe in atto per richiedere questo divario, i dati mostrano che le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, in particolare in settori specifici e in ruoli dirigenziali.
La situazione varia a livello europeo. Secondo l’ultimo rapporto Eurostat del 2023, il divario salariale medio nell’Unione Europea è del 13%.
In alcuni paesi, come la Slovenia, la differenza è ridotta mentre in altri come l’Estonia, supera il 20%.
In Italia, la disparità è inferiore rispetto alla media europea, ma comunque rilevante: secondo l’Istat nel 2023, le donne italiane guadagnavano in media il 10,4% in meno rispetto agli uomini.
Questo divario si amplia ulteriormente nei settori tecnologici e nelle posizioni dirigenziali, dove le donne possono arrivare a guadagnare fino al 20% in meno dell’uomo.
Le ragioni di questa disuguaglianza salariale sono complesse e derivano da molti fattori. Uno di questi è la concentrazione delle donne in settori meno retributivi, come l’assistenza sociale, l’istruzione e il commercio, mentre gli uomini predominano in settori meglio remunerati come tecnologie, matematica, finanza.
Inoltre, molte donne lavorano part-time per conciliare gli impegni familiari, riducendo così i l loro reddito complessivo.
Le posizioni di leadership restano un ostacolo per le donne: meno del 28% dei dirigenti nelle grandi aziende italiane sono donne, una situazione che non solo limita l’accesso al potere, ma contribuisce anche a mantenere bassi i salari femminili.
La politica europea sta adottando misure per affrontare questa disuguaglianza.
La direttiva UE sulla parità salariale entrerà in vigore nel 2026, promuovendo la trasparenza retributiva e imponendo regole chiare per garantire che uomini e donne siano pagati in modo equo per lavori di pari valore.
In Islanda, ad esempio, una normativa obbliga le aziende a dimostrare che non esistano differenze retributive fra uomini e donne, con sanzioni severe per chi non rispetta la legge.
In Italia, una recente legge sulla certificazione della parità di genere rappresenta un passo importante in avanti, prevedendo incentivi fiscali per le aziende che dimostrano di avere politiche di equità ben implementate, inclusa la parità salariale.
La disparità retributiva tra uomini e donne è un problema strutturale che richiede interventi mirati per essere risolti.
L’International Equal Pay Day mira non solo a sensibilizzare su questo problema ma anche a fornire strumenti per comprendere le cose e trovare strategie efficaci per superarlo, promuovendo azioni concrete e diffondendo conoscenze per chiudere il divario.
(Carmela Tiso)