Almeno in Australia si sta facendo qualcosa di importante per frenare il bullismo in rete e ci si auspica che presto anche l’Italia seguirà il suo modello.
Sono state avanzate, dal primo ministro australiano, norme specifiche per frenare, almeno in parte, il problema ormai crescente e mondiale di questo disdicevole fenomeno.
Ma come? I social network, come i più popolari Facebook e Twitter, sono stati ritenuti dalla legge australiana responsabili di comportamenti diffamatori e aggressivi dei propri utenti. Questo perché “i bulli” si nascondono sotto falsi profili, dando appunto generalità non veritiere.
Le piattaforme social dovranno richiedere all’autore della diffamazione o della violenza verbale
di rimuoverne il contenuto. Se questo non verrà fatto, dovranno chiedere all’utente molesto i dati identificativi, nominativo e numero di telefono. Inoltre, i social network inseriranno nei menù delle loro piattaforme, modalità chiare e semplici per poter denunciare.
In questo modo viene da chiedersi: quante persone saranno disposte a metterci veramente “la faccia” quando insulteranno quegli utenti divenuti bersaglio delle loro pratiche bullistiche?
E’ giusto che anche altri paesi seguano il modello australiano per combattere questa piaga che colpisce indistintamente uomini e donne, adulti e adolescenti, opprimendoli sia psicologicamente sia fisicamente.
Come dichiara il primo ministro Morrison “Le regole che esistono nel mondo reale devono essere valide anche in quello digitale”.