L’ultimo rapporto dell’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) offre uno sguardo approfondito sulla parità di genere a livello globale e attesta che in alcuni campi non si sono fatti progressi o addirittura si è regrediti.
Il rapporto che viene stilato ogni anno ci racconta in modo puntuale le diverse condizioni di vita delle donne a livello mondiale.
Ogni giorno ottocento donne muoiono durante il parto, oltre duecento non possono prendere decisioni sulla propria salute né dire di no ai rapporti sessuali con il partner e quasi una donna su dieci al mondo non può scegliere se usare metodi contraccettivi.
Ancora oggi fattori come il genere, le condizioni socio-economiche, l’etnia, l’orientamento sessuale, la disabilità continuano ad essere motivo di discriminazioni oltre a contribuire alla disparità nell’accesso all’assistenza sanitaria.
È un problema che non riguarda solo il Sud del mondo. È possibile osservare difformità nella raccolta dati in paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Canada dove per esempio la mortalità materna è stato maggiore nel 2020 rispetto al 1990.
Nel 2023 sono stati esaminati per la prima volta gli indicatori di salute materna tra le donne e le ragazze di origini africane: i risultati dello studio hanno dimostrato che le morti materne tra le africane laureate sono 1,6 volte superiori a quelle delle donne bianche non laureate.
Nel mondo le complicazioni dovute alla gravidanza e al parto sono le principali causa di morte nelle adolescenti quando vanno incontro a gravidanze precoci.
Il rapporto, inoltre, dimostra che le diseguaglianze di genere preesistenti e la discriminazione nei confronti dei gruppi emarginati vengono esacerbate durante le crisi umanitarie, durante le quali anche la violenza di genere aumenta. Si stima che oltre la metà di tutte le morti materne si verifichi in paesi con crisi umanitarie e conflitti vale a dire quasi 500 morti al giorno.
Sebbene le organizzazioni umanitarie continuino ad essere sottofinanziate si stanno verificando dei progressi nella qualità del loro lavoro anche grazie alla sempre più numerosa partecipazione e leadership femminili a capo delle organizzazioni stesse.
Resta dunque ancora molto da fare per ottenere un quadro completo di tutte le forme di emarginazione.