Le specie invasive aliene sono organismi che vengono introdotti in un ecosistema al di fuori della loro area naturale e che causano impatti negativi sulla biodiversità, sull’ambiente, sull’economia e sulla salute umana.
Alcune specie vengono volontariamente inserite dall’uomo, altre, invece, raggiungono accidentalmente i nostri Paesi: attraverso operazioni di scambi commerciali (commercio di piante esotiche, animali da compagnia, attività di pesca, attività venatoria…), seguendo le rotte turistiche o spinte a emigrare per via dell’aumento della temperatura a causa della crisi climatica.
Le specie aliene invasive sono una reale minaccia per la biodiversità globale e necessitano di piani di gestione specifici. Sono identificate come un fattore chiave nel 54% delle estinzioni animali conosciute e, nel 20% dei casi, come l’unico fattore. Costituiscono la seconda causa di perdita di biodiversità dopo la perdita e la frammentazione dell’habitat e la terza più grave minaccia alle specie in pericolo di estinzione in Europa.
Tra le specie invasive aliene animali più note e diffuse in Italia ci sono la zanzara tigre, il gambero rosso della Louisiana, il procione, la nutria, il pesce gatto, la testuggine palustre americana , lo scoiattolo grigio, e la vespa velutina. Mentre tra le specie vegetali troviamo l’ambrosia, l’alianto, la robinia e il prugnolo tardivo.
Queste specie possono competere con le specie native per le risorse, alterare gli equilibri ecologici, trasmettere malattie e danneggiare le infrastrutture.
Ingenti sono anche i danni economici causati dalle specie aliene invasive, quadruplicati nell’ultimo mezzo secolo: nel 2019 hanno superato i 423 miliardi di dollari all’anno, più delle stime dei costi globali dei disastri naturali.
Per contrastare il problema delle specie invasive aliene, è necessario adottare misure di prevenzione, monitoraggio, controllo ed eradicazione, coinvolgendo le autorità competenti, gli operatori economici e i cittadini.