A fine 2022 sono scaduti gli accordi delle convenzioni per la gestione dello Spid ma l’AGID – l’Agenzia per l’Italia digitale ha prorogato la scadenza al mese di aprile dell’anno in corso.
Sembra che i costi siano troppo elevati e senza un accordo, il rischio che lo SPID smetta di funzionare, ossia chiuda i battenti, è possibile.
Lo Spid è nato otto anni orsono con alla base il principio che l’infrastruttura avrebbe dovuto essere gratuita per i cittadini e per la Pubblica Amministrazione e sarebbe stata finanziata con i flussi di cassa dei provider che avrebbero dovuto essere ripagati dalle transazioni dei privati.
Lo Spid ha avuto ed ha tuttora molto successo in Europa, si pensi solo che, come ricordato da Assocertificatori, nel 2022 le autenticazioni hanno raggiunto quota un miliardo vedendo anche un notevole risparmio per l’INPS. Ma i gestori cosa ci guadagnano? Sembra nulla, sostiene Assocertificatori.
Quindi la motivazione della possibile chiusura del sistema SPID è il costo, un costo che favorisce alcuni e penalizza invece i gestori che si ritrovano ad affrontare costi ingenti per le spese relative ai servizi di assistenza: stiamo parlando di circa 33 milioni di cittadini e 12 mila Pubbliche Amministrazioni.
I gestori richiedono 50 milioni di euro e trovare un accordo in breve tempo potrebbe essere difficile visto che mancano meno di due mesi.
Sembra si stia decidendo di far confluire lo Spid con la CIE – carta di identità elettronica, per creare un’unica identità digitale.
Abbiamo fatto ore di fila agli uffici postali per richiedere lo Spid, tempo speso per capirlo e renderlo operativo per poi sapere che, come al solito, costa troppo.
Restiamo fiduciosi in attesa di ulteriori sviluppi e decisioni.