Nel 1989 le Nazioni Unite hanno adottato la Convenzione sui diritti del fanciullo, che sancisce i diritti umani dei bambini e dei ragazzi sotto i diciott’anni.
Tra i vari documenti adottati sono da ricordare il Protocollo opzionale alla Convenzione, sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati; i principi di Parigi, sui minorenni associati a eserciti e gruppi armati; la Dichiarazione sulle scuole sicure.
Eppure, tutto o quasi solo sulla carta.
Si continua ad arruolare i bambini, chiamati appunto “bambini soldato”. L’infanzia negata, li obbliga alla mercé di gente criminale che li costringe in conflitti interetnici che sono diventati una triste realtà, spesso “dimenticata” dal racconto dei media.
Molti bambini vengono arruolati come dei veri combattenti, mitra in mano, prendono parte attivamente alle azioni dei guerriglieri.
Non è ammissibile tutto questo, i bambini non devono pagare il caro prezzo di azioni scellerate di fanatici estremisti e criminali, in nessun caso.
A Kiev e nel resto dell’Ucraina i morti sotto le bombe sono migliaia e tra essi almeno un centinaio sono bambini. Quante altre madri dovranno piangere figli innocenti senza che noi ne verremo mai a conoscenza?
Ma sappiamo da sempre che sono più di trecentomila i minori attualmente impegnati in conflitti nel mondo. La maggioranza ha un’età tra i dieci e quindici anni e si va verso la tendenza di un abbassamento dell’età. La comunità internazionale può e deve fare di più.
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