Anno nuovo, nuova tassa per la natura.
Chi esporta verso l’Unione europea deve comunicare le emissioni dietro ai propri prodotti – (CO2). È il primo passo per l’avvio della tassa Ue di adeguamento del carbonio alla frontiera.
Gennaio 2024 è un mese difficile per chi esporta alcuni prodotti che sono cruciali in Unione Europea: per la prima volta nella storia dovranno riferire alle autorità doganali in Unione Europea le proprie emissioni di CO2. Le distrazioni non sono ammesse … altrimenti fioccano multe.
È un passo in un progetto unico nel suo genere, il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (carbon border adjustment mechanism, o Cbam).
Oltre a proteggere il mercato europeo, questo dovrebbe incoraggiare i Paesi terzi ad adottare un proprio mercato del carbonio. La carota è l’accesso al mercato europeo che è quello più grande al mondo, il bastone, invece, rappresenta il dazio in assenza di equivalenza. L’avvio del sistema è lento ma sa da fare e ha fatto irrigidire chi vede questa tassa fin troppo green e quasi paternalistica nel suo approccio all’annosa questione climatica. E la Cina – che basa la propria crescita sulle esportazioni sottocosto – resta a guardare impaurita.
Le mosse della UE sono oggetto di una attenta osservazione dal resto del mondo.
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