Le precipitazioni in molte parti del mondo, anche in Italia, non sono più sufficienti a soddisfare i fabbisogni idrici delle colture; l’aridocoltura potrebbe essere una delle soluzioni.
La condizione climatica preoccupante e le cattive pratiche dell’agricoltura convenzionale stanno aumentando la superficie dei deserti. Andiamo verso un clima sempre più caldo, caratterizzato da importanti cali delle precipitazioni e un’intensificazione degli eventi atmosferici estremi che già colpiscono i raccolti.
Il riscaldamento del pianeta contribuisce ad accelerare il ciclo dell’acqua, la cui disponibilità diminuisce. La mancanza di acqua non è più solo un problema di lande lontane o piccole zone siccitose in alcune regioni d’Italia, in tutta la penisola si moltiplicano gli allarmi siccità.
L’agricoltura usa il 70% dell’acqua potabile nel mondo e per far fronte ai sempre più lunghi periodi di siccità è necessario lavorare per ridurre gli sprechi di acqua nella gestione irrigua.
L’aridocoltura è una pratica agricola che consente di coltivare piante in condizioni di scarsità d’acqua e in suoli degradati, sfruttando al meglio le risorse idriche naturali e adottando tecniche appropriate, permette di ottenere raccolti anche in condizioni difficili, con metodi completamente naturali e biologici.
L’aridocoltura si basa su alcuni principi fondamentali, come la scelta di specie e varietà adatte al clima arido, la rotazione delle colture, la lavorazione del terreno, che ne aumenta la capacità d’invaso e la porosità, e su altri accorgimenti come la pacciamatura, l’ombreggiatura e la concimazione organica.
L’impiego dell’aridocoltura ha lo scopo di rigenerare i suoli degradati, contrastare la desertificazione e garantire la sicurezza alimentare in zone dove l’irrigazione è difficile o impossibile. L’aridocoltura è una sfida e un’opportunità per lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura in un contesto di cambiamenti climatici e scarsità d’acqua.