C’è chi non trova un lavoro e chi invece lo lascia.
Le dimissioni registrate dall’Inps sono 1.080.245 e questo solo nei primi sei mesi di quest’anno. Da un confronto con il 2021, stesso periodo, si è registrato un aumento del 31,73%. La causa dell’aumento è sicuramente dovuta al blocco dei licenziamenti dovuto alla pandemia.
Ma cosa cercano i dimissionari? Semplice: una migliore qualità della vita.
Il periodo del lockdown e la pandemia hanno fatto riscoprire a molte persone il valore e la preziosità del tempo. “Il tempo è – quindi – prezioso”.
In tutti i sensi, anche perché le statistiche dicono che non solo i dimissionari vogliono avere più tempo libero ma anche essere pagati di più. Abbandonano quindi il lavoro per cercare, a meno che non l’hanno già trovata, un’occupazione più redditizia.
Lo smart working e il ritorno nei luoghi aziendali ha interessato la stragrande maggioranza dei lavoratori, e può aver provocato uno stress che ha spinto le persone a cercare un nuovo lavoro.
Il dato di oltre 1,08 milioni di dimissioni nel primo semestre 2022 riguarda tutte le tipologie di contratto mentre se si guarda solo a quelle da contratto a tempo indeterminato le dimissioni sono cresciute del 22,18% passando dalle 510.762 dei primi sei mesi del 2021 a 624.047 nello stesso periodo del 2022.
Il fenomeno è inaspettato e le aziende faticano a trovare i profili giusti per rimpiazzare chi si licenzia.