Negli ultimi anni, un numero crescente di associazioni, enti e movimenti sociali, ha dichiarato esplicitamente la propria opposizione alla pubblicità sui combustibili fossili.
Questa battaglia contro la promozione dei prodotti derivati dal petrolio, dal carbone e dal gas naturale è stata innescata dalla crescente consapevolezza del ruolo che questi materiali giocano nel cambiamento climatico e nella crisi ambientale globale.
Chi sono questi soggetti?
Le associazioni più note in questa lotta includono:
Greenpeace: è uno degli attori principali nel sostenere la necessità di eliminare la pubblicità sui combustibili fossili, identificandoli come una delle cause principali dell’inquinamento e del riscaldamento globale. Greenpeace organizza campagne a livello globale per sensibilizzare l’opinione pubblica e per promuovere la transizione energetica verso le fonti rinnovabili.
Fossil Free: un movimento globale che si batte per il disinvestimento dai combustibili fossili, chiedendo alle istituzioni finanziarie, università e fondi pensione di abbandonare gli investimenti in queste industrie.
Sostengono che la pubblicità dei combustibili fossili promuova un sistema economico insostenibile.
ClientEarth: una Ong che usa il diritto per proteggere l’ambiente. Spesso citale campagne pubblicitarie ingannevoli delle industrie del petrolio e del gas come una minaccia diretta alla giustizia climatica, chiedendo che queste pratiche vengano regolamentate o vietate.
Reclame Fossielvrij: un movimento olandese che si batte contro le pubblicità legate ai combustibili fossili, sostenendo che incentivano l’uso dei prodotti che danneggiano l’ambiente e rallentano la transizione ecologica.
Questi gruppi, insieme a molti altri, sono uniti dall’obiettivo comune di ridurre l’influenza delle campagne di combustibili fossili sul pubblico e sui governi, sottolineando che la promozione di questi prodotti contribuisce a perpetuare il problema ambientale.
Origini e radici del Movimento
Il movimento ha radici profonde nelle iniziative ambientaliste note negli anni ’70 e ’80, quando la consapevolezza sui danni ambientali causati dai combustibili fossili ha cominciato ad emergere.
Tuttavia, il vero slancio si è verificato nel decennio successivo alla firma dell’Accordo di Parigi nel 2015. Questo ha portato ad una mobilitazione più organizzata contro la pubblicità fossile, considerata una delle cause del ritardo nella transizione verso fonti energetiche pulite.
Paesi maggiormente interessati
A livello globale, i paesi più interessati a questa battaglia, sono quelli con un forte movimento ambientalista e una popolazione attivamente coinvolta nelle questioni climatiche.
Tra questi spiccano:
Paesi Bassi, con la Reclame Fossielvrij. Il Paese è stato tra i primi a prendere in considerazione restrizioni pubblicitarie sui combustibili fossili.
Francia: nel 2022 la Francia ha approvato una legge che vieta la pubblicità per le energie più inquinanti, un passo significativo che altri paesi potrebbero seguire.
Regno Unito: diverse città britanniche hanno imposto restrizioni sulla pubblicità dei combustibili fossili e movimenti come Extinction Rebellion hanno giocato un ruolo cruciale nel sensibilizzare l’opinione pubblica.
Australia e Canada: entrambi i Paesi, con una forte dipendenza dall’industria dei combustibili fossili, stanno vedendo crescere movimenti contrari alla pubblicità dei materiali fossili, anche se l pressione politica è più intensa rispetto a quella europea.
Le teorie a sostegno del divieto pubblicitario
Le teorie che sostengono il divieto di pubblicità sui materiali fossili si fondano su diversi pilastri:
- Economia comportamentale: si sostiene che la pubblicità rafforzi l’accettazione e l’uso di prodotti dannosi per l’ambiente. Eliminare la pubblicità ridurrebbe la domanda di questi prodotti, facilitando la transizione verso fonti energetiche più pulite.
- Giustizia climatica: le organizzazioni ambientaliste affermano che la pubblicità sui combustibili fossili distorcono la realtà, presentando tali materiali come sostenibili o inevitabili, il che rallenta l’adozione di politiche di riduzioni delle emissioni di Co2.
- Etica pubblicitaria: l’industria pubblicitaria viene criticata per non aver ancora adottato standard etici che vietino la promozione di prodotti nocivi per l’ambiente, analogamente a quanto è stato fatto per i prodotti del tabacco.
Effetti socio-economici delle campagne
Le campagne contro la pubblicità fossile hanno effetti socio-economici significativi. Da un lato, indebolire la pubblicità di queste industrie può ridurre la loro capacità di raggiungere nuovi mercati e, di conseguenza, rallentare la crescita delle aziende energetiche tradizionali.
Questo potrebbe avere ripercussioni economiche negative, soprattutto nelle regioni fortemente dipendenti dai combustibili fossili.
Dall’altro lato, spostare la spesa pubblicitaria verso tecnologie pulite potrebbe accelerare l’adozione di fonti rinnovabili, stimolando investimenti in energie alternative e creando nuove possibilità economiche.
Le città che hanno già imposto restrizioni alla pubblicità fossile hanno riportato un aumento della consapevolezza ambientale ed una maggiore pressione politica per una transizione energetica.
Commento: il dibattito sulla pubblicità dei combustibili fossili è cruciale e complesso. Da un lato, le aziende che si basano su questi materiali sono componenti centrali dell’economia globale e rappresentano milioni di posti di lavoro. Dall’altro, promuovere prodotti che contribuiscono significativamente alla crisi climatica è in netto contrasto con l’urgenza della transizione energetica.
Crediamo che la pubblicità sui combustibili fossili debba essere regolamentata più rigorosamente, se non addirittura vietata, come è stato fatto per altri prodotti dannosi per la salute pubblica. La libertà economica non dovrebbe mai prevalere sul benessere collettivo e sull’ambiente, e riteniamo che un approccio equilibrato, basato sulle promozioni e la progressiva riduzione dell’uso dei materiali fossili, sia la chiave per un futuro sostenibile.
In conclusione, vietare la pubblicità dei materiali fossili potrebbe rappresentare uno dei tanti strumenti per accelerare il cambiamento. Tuttavia, la vera trasformazione avverrà quando ci sarà un impegno politico, economico e sociale per la transizione verso l’economia verde.
(Carmela Tiso)