Entrato in vigore lo scorso mese di luglio, il Reddito di Libertà è stato pensato per le donne vittime di violenza ed ha l’obiettivo di contenere i gravi effetti economici, derivanti dalla pandemia, in particolare sulle donne in condizione di maggiore vulnerabilità. Sono tre i milioni di euro stanziati e messi a disposizione delle Regioni e province autonome che possono ulteriormente incrementarli con fondi propri. Il contributo che può arrivare fino a 400 euro mensili per un massimo di dodici mensilità è destinato, alle donne vittime di violenza, sole o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali.
La donna deve richiedere la somma all’Inps presentando un’autocertificazione a cui deve allegarsi la dichiarazione firmata dal rappresentante legale del Centro antiviolenza che la segue e la dichiarazione del servizio sociale professionale di riferimento, che ne attesti lo stato di bisogno straordinario o urgente.
Il Reddito di libertà è finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale nonché’ il percorso scolastico e formativo dei figli minori e non è incompatibile con altri strumenti di sostegno come il Reddito di Cittadinanza. Spetterà all’Inps anche la vigilanza sulla legittimità delle domande e sulle condizioni delle donne a cui verrà riconosciuto o revocato il trattamento.