Il 12 marzo di quest’anno è stata istituita la giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza agli operatori sanitari e socio sanitari.
Gli episodi di aggressione nei loro confronti sono stati copiosamente riportati nelle cronache quotidiane al punto da diventare un allarme sociale.
Dati Inail riportano che dal 2016 al 2020 i casi di infortunio codificati come aggressioni o minacce sono stati un numero superiore a 12.000. I più colpiti sono gli infermieri e gli operatori educativi e riabilitativi. Si pensa però che i dati siano sottostimati, in quanto in linea di massima le vittime non sporgono denuncia, soprassedendo all’increscioso incidente.
Sempre uno studio curato dalla Sovrintendenza sanitaria centrale dell’Inail, segnala che si sono verificati episodi di violenza anche durante le attività medico-legali, nel corso di accertamenti per erogare prestazioni in favore di soggetti infortunati.
Al di là di tutto questo non dimentichiamo che il Covid-19 ha messo in moto l’aggressività di alcuni pazienti particolarmente esagitati che invece di sentirsi aiutati e curati, hanno visto nell’operatore sanitario un nemico da combattere perché contro la loro salute.
Plauso e onori, quindi, ai medici, agli infermieri e a tutto il personale delle aziende sanitarie che, oltre ad aver combattuto instancabilmente e coraggiosamente contro il Covid-19, mettendo a rischio la propria vita e a volte, purtroppo, perdendola, hanno dovuto subire anche ingiurie, minacce e aggressioni.
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