Puntare sulle rinnovabili è uno degli obiettivi dell’Italia e dell’Europa per affrancarsi dalla dipendenza del gas russo. Tra gli strumenti c’è l’agrivoltaico, cioè l’incrocio tra produzione di cibo ed elettricità solare.
Il fotovoltaico a terra ha generato un acceso dibattito sul suo impatto: chi si oppone all’installazione dei pannelli a terra, infatti, indica nel consumo di suolo libero il principale svantaggio di questa tecnologia che, oltre a sottrarre terreno coltivabile per la produzione agricola, infrangerebbe anche i vincoli paesaggistici.
Di recente, però, si è sviluppata una nuova proposta che riguarda i pannelli solari, che coniuga attività agricola e produzione di energia rinnovabile: parliamo di agrivoltaico (o agrovoltaico), un termine che sta, appunto, a indicare l’unione tra agricoltura e fotovoltaico.
Con l’agrivoltaico i pannelli fotovoltaici sono installati direttamente sul campo agricolo, permettendo comunque la percorribilità del terreno con mezzi meccanici agricoli e il passaggio degli animali per il pascolo, e consentendo di coltivare sul terreno sottostante.
La produzione di energia può rappresentare un aiuto concreto per gli agricoltori, senza mettere in competizione lo spazio per la produzione di cibo con quello per la produzione energetica.
Secondo Legambiente, l’agrivoltaico può far diventare l’Italia un paese agricolo e solare al tempo stesso: si tratterebbe di un approccio sistematico, centrato su basi agronomiche, in grado di aumentare il rendimento delle colture.
Già, perché se è vero che la verdura ha bisogno di sole per crescere, non tutte le colture hanno bisogno di molta luce. Anzi, alcune di queste possono aver più bisogno di ombra, come l’insalata. Ombreggiare le colture significa meno acqua che evapora in un campo aperto e soleggiato.
I pannelli dell’agrivoltaico permetterebbero ad alcune colture di soffrire meno l’esposizione di un sole sempre più caldo per via dell’intensificarsi delle temperature.
Si sta studiando la disposizione dei pannelli ideale a seconda del raccolto: ad esempio, quali colture hanno bisogno di spazi più grandi o più piccoli tra i pannelli per far passare più o meno luce solare. Anche l’altezza da terra è oggetto di studio: mais e grano avrebbero bisogno di pannelli più alti, mentre per la soia andrebbero bene quelli più bassi.
L’installazione dei pannelli su un campo agricolo potrebbe aumentare la produttività delle colture dal 35 al 73 per cento, a seconda del tipo di coltura e dell’impianto installato.
Un beneficio sia per l’azienda agricola che per il territorio, che verrebbe utilizzato meglio, senza sprechi e diminuendo l’utilizzo di fitofarmaci.
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