Da anni si parla di un’alternativa sostenibile alla produzione dell’idrogeno che sfrutti le rinnovabili e sia carbon zero. Ora ci credono in molti, Unione Europea compresa.
La produzione di idrogeno verde viene ritenuta un fattore importante verso la decarbonizzazione e l’azzeramento delle emissioni, ma prima bisogna aumentare di molto le quote di energie rinnovabili necessarie a produrlo.
L’idrogeno verde si produce dall’acqua, attraverso l’elettrolisi, utilizzando elettricità derivante da fonti rinnovabili. Per avviare il procedimento bisogna raggiungere temperature altissime, mentre per renderlo più efficiente servirebbero delle celle fotoelettrochimiche capaci di integrare la produzione dell’energia solare con quella dell’idrogeno.
La versatilità dell’idrogeno si combina alla sua anima “green”: dalla sua combustione si produce per lo più acqua, oltre a piccole quantità di ossidi di azoto. Inoltre può essere conservato per lunghi periodi di tempo e su larga scala a costi competitivi, rispetto ai sistemi convenzionali di stoccaggio energia. La sua infiammabilità è un limite relativo dato che è meno infiammabile della benzina e la sua notevole leggerezza favorisce la sua dispersione in spazi aperti in caso di fuga. Inoltre, quando brucia, lo fa molto rapidamente. Un altro ostacolo da superare è l’infrastruttura per la sua distribuzione, oggi ancora arretrata.
Tuttavia, ci sono diversi aspetti che non hanno permesso finora all’idrogeno di imporsi nella transizione energetica. Il primo e più importante è legato ai costi di produzione “verde”: dei 500 miliardi di metri cubi prodotti a livello globale, solo una minima percentuale deriva dall’elettrolisi, ossia il processo elettrolitico mediante cui è possibile scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno tramite passaggio di energia elettrica prodotta da rinnovabili. Il resto è ottenuto tramite processi chimici impiegando principalmente gas naturale o petrolio. Questo è il suo limite principale e la conseguenza è che, così prodotto, impatta notevolmente sull’ambiente, producendo emissioni importanti di CO2.
Si intuisce quindi che per aumentare la scala della produzione dell’idrogeno verde, e di conseguenza ridurne i costi, dovrebbero crescere di molto le quote di rinnovabili nella produzione di energia, una cosa su cui l’Europa e l’Italia stanno lavorando da anni, anche se ancora non a ritmi sufficientemente elevati (oggi le rinnovabili coprono circa un terzo della produzione di energia). È inoltre necessario creare reti integrate e intelligenti, capaci di efficientare il consumo di energia.
Secondo le stime della Commissione europea, entro il 2050 l’idrogeno verde, una volta diventato competitivo a livello di mercato, potrebbe iniziare a sostituire il combustibile fossile nell’industria e nei trasporti marittimi, stradali, ferroviari e, forse, anche aerei.
Foto di Rafael Classen rcphotostock.com da Pexels